Siamo nei tempi del facile impegno. Tempi in cui qualsiasi giovanotto che con l’aiuto del proiettore o del collage fotografico stampi su una tela una scena di manifestazione di piazza viene preso a braccetto da un certo tipo di critica e presentato come un artista «con interessi politici e sociali».
Aldo Bresciani, un artista di quasi quarant’anni alla sua prima personale, non si inserisce nel contesto dell’orgia di capriccio accademico della nuova figurazione proprio perché la sua arte è di autentica ispirazione rivoluzionaria.

Ultimamente a Milano nella mostra «Omaggio alla Comune» in cui partecipava Bresciani insieme ai massimi artisti della contestazione nazionale la sua pittura veniva criticata dai depositari della critica d’arte perché nella sua opera mancavano le bandiere rosse ai venti di nuove rivoluzioni. Badate bene nell’opera di Bresciani c’era la rivoluzione ma mancava il rosso. Rosso, molto rosso per i successi delle nuove avanguardie. Ma in fondo a che serve continuare il discorso sulla pittura degli altri in un mondo dal mutevole gusto, in un’arte in lotta tra la tecnocrazia e il consumismo, in una società che contiene la dinamica delle sue contraddizioni e che finirà per riassorbire ed annullare secondo i capricci di una moda questi autentici «figli prodighi della borghesia» che tornano nelle braccia del padre appendendo alla parete ciò che hanno imparato «nell’accademia della rivoluzione».

Bresciani non torna nelle braccia del padre, ma rimane nella sua difficile posizione di artista-uomo. Dipingere è essere se stesso nella sua miseria e nella sua realtà, un essere spesso anche tragico ma che lo rappresenta veramente e lucidamente. Molte cose sono mutate negli ultimi tempi in Bresciani. Non crede più a certe seduzioni, ma si impegna ogni giorno in nuovi dilemmi. Spesso rimane disorientato o confuso, o spesso trova invece soluzioni per il vivere di ogni giorno o semplici spunti per riflettere. La sua giornata, è sempre un’incognita, ambigua se vuoi, ma seducente. E tuttavia questo non è quel che si dice vivere alla giornata! Forse è un insicuro, ma sfido chiunque a non esserlo oggi in cui noi sentiamo che il vecchio sistema che tutto ha saputo accettare e digerire cade per un mutamento dell’umanità che ora si estende a tutti gli strati sociali e lascia anche nel cuore dei più scettici l’amaro dubbio che tutto quello che è stato fatto è stato sbagliato.
Bresciani non è comunque un deluso, anzi è un uomo che crede fermamente in un ordine nuovo, in veri equilibri, in una umanità degna di tale nome.

Crede nei giovani a cui si affianca spontaneamente per cercare questa difficile ma assolutamente urgente soluzione. Ha vissuto per anni di ideali e si è scontrato, come è naturale, con se stesso, e con il mondo. Ma non viene a compromessi.

Se fosse solo per se stesso starebbe rinchiuso in questo rifugio isolato che è l’idealismo anche se è terribilmente scomodo: ma oggi non ha senso vivere per se stessi solamente. Quindi scopre che con la sua pittura ha la possibilità di partecipare a questo rinnovamento nella misura condizionata alle sue capacità intuitive ed intellettuali. Da qui il confronto con l’opinione altrui nel dialogo e nella polemica per sviscerare con gli altri il senso vero di ciò che cerchiamo e vogliamo. Ama e crede nei giovani, attualmente in crisi, sicuro che sapranno superarsi.

Trova che in generale questa nuova gioventù è responsabile e molto più matura delle precedenti al lato pratico, considerando anche lo stordimento che ha subito, ed è più sensibile, attenta ed interessata ai mutamenti velocissimi e sconvolgenti a cui va soggetta. Il dialogo con i giovani è sempre per Bresciani una cosa fresca e vera e forse l’artista desidererebbe essere molto più giovane per potersi meglio amalgamare ed unire ai comuni interessi. Così anche la sua pittura ha cercato e trovato il suo impegno, un impegno creduto e che difende da compromessi ed ambiguità. Tutto ciò dà fecondità al suo operare, senza presunzioni né false modestie. Spesso l’artista è sollecitato a credere solo a cose belle, a dipingere solo cose accessibili, godibili, facili come un «San Giorgio» di Guidi. È una tentazione forte, perché tutti amiamo le cose belle, semplici e godibili in tutti i sensi, ma non è più tempo di compiacimenti del gusto. Questi sono momenti in cui non si può giocare e chi non capisce questo è già fuori dalla vita. Ecco da cosa nascono i suoi mostruosi relitti umani: queste informi, mutilate testimonianze di un passato incosciente che non deve essere stato vissuto. I suoi quadri sono solo ammonimenti per ora, perché ancora l’artista non è fra coloro che possono con sicurezza indicare i nuovi rimedi.

Siamo ancora molto incompiuti e spesso in contraddizione con noi stessi e con il presente, ma molto sta cambiando. Il progresso ci stordisce, ci seduce e ci condiziona, dobbiamo essere più veri e più puri: non siamo naufraghi in cerca di salvezza ma degli esploratori che cercano il nuovo mondo: l’unico, il vero. Ed ora la pittura di Bresciani non è più un’avventura perché ha trovato il senso vero di esistere: ciò che di avventuroso è in essa è legato solo all’esecuzione e alla realizzazione. Infine si potrà sfatare la leggendaria assenza del pittore, la sua inconcludenza. Sperando che la sua decisione di aderire a una più pratica realtà sia apportatrice per lui non solo di nuove emozioni ma anche di operazioni positive. Così parte per questa nuova avventura: la realizzazione di se stesso. Scende in piazza per essere giudicato, ma soprattutto per riscoprirsi in se stesso. Bresciani in verità questo passo non l’ha mai temuto, l’ha soltanto continuamente rimandato per quasi vent’anni perché voleva credere in quello che faceva. Questo è il momento. Non è in ritardo che sugli altri, su quelli che hanno sentito la loro formazione più veloce della sua. ma perfettamente a tempo con se stesso. È uscito da una condizione difficile e la condizione nuova lo trova imbarazzato e confuso. Per salvarsi deve essere coerente con se stesso e non falsificarsi in una coppia rifatta di qualche cosa che non è ne potrà mai essere.

Certo questo impegno lo condiziona ma gli permette soprattutto di realizzarsi. Nel passato ha fatto esperimenti e ha cercato in direzioni così dette d’avanguardia, ora è tornato su posizioni più legate al suo sentire. non perché giustifichi questo suo ripensamento con una negazione di queste ricerche ma perché in fondo non era adatto per questo. Molti altri lo possono fare meglio e con più profitto di lui. Bresciani vuole essere solo un uomo attuale del proprio tempo, testimone dei problemi del proprio mondo. Partecipe di questa evoluzione spirituale che ci deve assorbire tutti.

ARMANDO CIFERRI