Non già la notte romantica dell’assenza del sole, ma la notte delle nostre coscienze, quella che è così profonda che coloro che vi si sono avventurati non sono più ritornati (altrimenti in quali condizioni?); noi siamo nell’universo delle germinazioni oscure e mostruose, dei palpiti pulverolenti, dei rumori ignobili ed innomi-nabili, delle pestilenze orribili, delle forme sacrileghe immonde e ciò malgrado così prossime ad una possibile umanità che noi non possiamo non guardare.

A proposito di questa opera noi estraiamo dal saggio di Raymond Abellio: “La struttura assoluta” ed al capitolo XIV pag. 486 edizioni N R F Gallimard il seguente passo: “I morti non ritornano mai. Solo dei lacerti più o meno disintegrati e che non hanno che una consistenza precaria di parti, vivono per noi e si perpetuano in una vita parziale e lacerata. Ciò spiega il fatto che i “messaggi” post-mortali prendono sempre per noi e nel migliore dei casi questo aspetto frammentario” (….). “I lembi residui di vita ancora attaccati alla carne del cadavere appartengono, secondo il grado della decomposizione di esso, a delle regioni più o meno sottili dello spirito, a delle essenze più o meno universali: la materia cerebrale ed il midollo, che si consumano veloci conservando ancora tracce di forti pensieri; la carne ancora calda ed il sangue erano la sede di passioni nobili, la carne imputridita degli istinti primitivi è lo scheletro pressochè incorruttibile dall’oscura alchimia minerale”.

Può darsi che nell’opera di Aldo Bresciani si tratti di RAFFIGURARE ANCHE CIO’, la rap-presentazione di quegli stati in cui le cose non sono più legate che per caso o per delle necessità invisibili. Ed è per tale ambiguità fondamentale che l’opera di Aldo Bresciani riceve la sua forza …. e ci turba. Sono questi forse gli abbozzi di esistenze future? giunti dalla notte del nostro intimo; oppure esiste già in noi questo cadavere fantomatico che si agita e ci turba? Io raccomando a coloro che vedessero in quest’arte un morbido equivoco di rileggere il libro del morti tibetani: è attraverso la frequentazione della morte che la vita si agguerrisce.

Si può al limite dire che la morte è un’altra forma di vita. Porsi questi problemi non è dare forse all’opera di Aldo Bresciani la sua funzione ed il suo senso? Noi lo crediamo. Ogni altra questione sarà…. “Molto rumore per nulla”.

CLAUDE HENRI BARTOLI